Non può esserci digitalizzazione senza sostenibilità: da oggi, grazie alla nuova Prassi di Riferimento UNI/PdR 147:2023 “Sostenibilità digitale – Requisiti e indicatori per i processi di innovazione”, i progetti di trasformazione digitale potranno rispondere agli indicatori di sostenibilità per essere coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

La prassi, nata dal lavoro di UNI con la Fondazione per la Sostenibilità Digitale, costituita da esperti indipendenti, istituzioni, imprese e università, parte da un obiettivo ben preciso: sensibilizzare le organizzazioni in merito all’impatto ambientale, economico e sociale delle tecnologie.

L’innovazione tecnologica è stata considerata per molti come una corsa all’oro: ogni giorno un device nuovo, di uso quotidiano o su larga scala. Indubbiamente un’evoluzione carica di aspetti positivi per la collettività, ma che ha spesso generato un entusiasmo che ha messo in secondo piano riflessioni sulle conseguenze ambientali, economiche e sociali di questa “rivoluzione digitale”.

Grazie ad una nuova sensibilità e soprattutto alla definizione di chiari obiettivi di sviluppo sostenibile, sempre più imprese in ambito digital (e non) si impegnano ora ad integrare nei progetti strategie per limitare l’impatto inquinante delle proprie attività. E la nuova Prassi di riferimento si inserisce come nuovo strumento di supporto per raggiungere tali obiettivi.

Ma come si sviluppa la UNI/PdR 147:2023?

Si parte dal presupposto di andare oltre il DNSH (Do Not Significant Harm), adottato dalla UE per i piani nazionali di Next Generation Europe, che si limita a richiedere alle organizzazioni di adottare misure appropriate per “evitare o minimizzare i danni significativi o irreversibili causati dall’attuazione delle loro iniziative”.

Una gestione responsabile dei progetti di trasformazione digitale che non misuri solo l’impatto del digitale in termini di assenza di danni all’ambiente, ma che deve perseguire necessariamente un processo di miglioramento continuo, che generi vantaggi significativi  sull’ambiente, sull’economia, sulla salute, sulla società e sui diritti umani.

L’idea sottostante è quella di sviluppare invece un modello in cui il digitale si inserisce come abilitatore di processi di sostenibilità, utilizzando la tecnologia come fattore positivo abilitante e non più, per sottrazione, nella sua valenza negativa.

Da qui, il documento delinea una metodologia di analisi della sostenibilità digitale di un progetto, proponendo 58 indicatori di performance basati sui Sustainable Development Goals (SDG), applicabili a tutte le fasi del progetto: dall’avvio alla chiusura e valutando al contempo gli impatti di sostenibilità.

La prassi è scaricabile gratuitamente QUI.