Notizie | 16 Settembre 2024

Parità di genere: a “il Tempo delle Donne” un focus sulla UNI/PdR 125

Pari occupazione, pari reddito, pari libertà… Insomma: la parità di genere passa attraverso numerosi snodi che chiamano la nostra società ad interventi concreti. E gli strumenti non mancano…

Si è chiusa l’11ma edizione de “il Tempo delle Donne“, manifestazione nata da un’iniziativa de “La27esimaOra” del Corriere della Sera.

Il tema di quest’anno – “Pari occupazione, pari reddito, pari libertà” – ha accompagnato questo lungo viaggio-inchiesta che ha visto avvicendarsi negli spazi della Triennale di Milano autorevoli personaggi della politica, dell’impresa, dello spettacolo e della società civile.
Domenica 15 settembre, giornata conclusiva, ha visto presso il Salone d’onore svolgersi la Live Inchiesta “Guadagnare come un uomo. Pari retribuzioni: gli ostacoli da rimuovere per avere la parità in busta paga“, promossa da UNI: un dibattito sul gender gap che, sotto la conduzione della giornalista del Corriere della Sera Rita Querzè, ha visto protagoniste Tatiana Biagioni, presidente Avvocati Giuslavoristi Italiani, Marcella Caradonna, dottore commercialista, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano e revisore legale esperta in consulenza strategica d’impresa, negoziazione e contrattualistica, ed Elena Mocchio, responsabile Innovazione e Sviluppo di UNI.

Il gap salariale tra uomini e donne è una realtà che stride, oltre che sul piano etico, anche su quello dei più elementari diritti politici se è vero che all’articolo 37 della nostra Costituzione è scritto chiaramente che “… La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore“.
Ci si trova dunque di fronte a una evidente contraddizione tra una uguaglianza formale ed una sostanziale, visto che i numeri dicono in modo emblematico che nel nostro Paese, nel settore privato, le donne hanno in media una retribuzione inferiore del 15,4% rispetto agli uomini.

Se questa è una notizia che può già far trasalire qualcuno, ancor di più lo è quella secondo cui il gap salariale è addirittura maggiore al nord rispetto alle altre zone del Paese, segno che non si tratta di un fenomeno relegato in certe zone marginali o “socialmente depresse”, bensì un fatto endemico che ha basi solide nella nostra economia industrializzata.
Ma questo è solo l’aspetto più evidente di un fenomeno più complesso.

La disparità salariale va combattuta ma è solo la punta dell’iceberg“, dichiara infatti Elena Mocchio, che inserisce questo aspetto nella problematica più ampia della parità di genere. Per questo, oltre che una battaglia culturale, bisogna dotarsi di strumenti pratici che aiutino a fotografare il problema e ad affrontarlo in termini concreti. Uno di questi è la UNI/PdR 125.
La prassi di riferimento“, prosegue Elena Mocchio, “fornisce dei parametri per la certificazione di parità di genere. Per la precisione sono 33 indicatori che possono aiutare tutte le organizzazioni a misurare il loro impegno su questo versante e, perché no, a fotografare la loro realtà“.
Un documento, dunque, di grande utilità propedeutico alla certificazione e che prevede dei monitoraggi costanti.
In questo senso va inteso che la certificazione è un percorso più che un traguardo. Così come va compreso che la certificazione di parità di genere non è un formale adempimento di obiettivi. “La parità di genere offre dei concreti vantaggi organizzativi“, aggiunge Elena Mocchio, “che si traducono in valore aggiunto anche in termini di efficienza. Le aziende stanno reagendo molto bene. Ad oggi infatti sono quasi 23mila i siti aziendali che si sono certificati, ma è importante che questo diventi sempre più uno strumento di massa“.

Molti sono gli sforzi che si stanno compiendo in questa direzione, grazie anche a una attenta politica di sostegno e di incentivi pubblici, a partire dalle misure introdotte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ha stanziato 5,5 milioni di euro per la copertura dei costi di certificazione del sistema di gestione per la parità di genere e 2,5 milioni di euro nell’erogazione di servizi di assistenza tecnica e accompagnamento alla certificazione da parte di esperti. E le premialità nell’ambito dei bandi pubblici è un altro tassello significativo in questo quadro.

Ribadendo il concetto di certificazione come opportunità per le organizzazioni di guardare e misurare il proprio impegno per la parità di genere, Tatiana Biagioni riporta il focus sul fenomeno in sé, rimarcando ulteriormente un aspetto critico: “l’Italia ha il più alto differenziale occupazionale tra uomini e donne di tutta Europa: è un problema serio e conosciuto. Eppure, rispetto al fenomeno, le cause in giudizio sono poche anche se si tratta di fenomeni discriminatori e come tali contrari alla legge. La parità di genere sta nella Costituzione, è un diritto riconosciuto. Ma la legge non basta. Ed è urgente agire subito“.

Marcella Caradonna porta la significativa testimonianza delle professioniste autonome che soffrono particolarmente del gap di genere: “le donne che hanno la partita IVA, in Italia, sono oltre 1,2 milioni. Una cifra ragguardevole. Eppure le loro retribuzioni sono inferiori. E’ come se si scontasse una sorta di minor autorevolezza della professionista donna rispetto al professionista uomo“. Anche in questo caso, quindi, una questione prettamente culturale che si rispecchia anche in un altro aspetto non trascurabile: “la quota femminile all’interno dei Consigli degli Ordini professionali è veramente molto bassa. Da tempo ci stiamo battendo per ottenere un maggior equilibrio, ma certo c’è una evidente tendenza a mantenere lo status quo“.

In conclusione si torna dunque al tema centrale, che è quello culturale.
Uno scoglio insuperabile? Ovviamente no.
In questo senso”, conclude Elena Mocchio, “un impulso fondamentale può venire proprio dalla governance delle organizzazioni e il meccanismo della certificazione di parità di genere può generare delle contaminazioni positive. La prassi di riferimento UNI/PdR 125 dà parametri misurabili, contiene tutto“.
Ed è uno strumento gratuitamente a disposizione di tutte le organizzazioni che desiderano intraprendere il fruttuoso percorso verso l’adozione di un sistema di gestione per la parità di genere.

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