Articoli | 20 Giugno 2023
La normazione per i rifugiati
Un approfondimento su come la normazione interviene in materia di rifugiati, fornendo standard e norme per proteggere le fasce più deboli e fragili
Approfondimento
Mario Gallo
Funzionario Tecnico UNI
Quale collegamento può esserci tra la Giornata internazionale del rifugiato e il mondo della normazione tecnica? La risposta potrebbe sorprendervi.
Nonostante si tratti di mondi apparentemente distanti, in realtà il filo conduttore che si sta intessendo è infatti importante e diventa sempre più significativo.
Cosa significa essere rifugiato
Innanzitutto bisogna tenere presente che, secondo la definizione ufficiale della Convenzione di Ginevra del 1951, un rifugiato è una persona fuggita dal proprio paese perché avverte il timore fondato di essere perseguitata per la sua etnia, religione, cittadinanza, opinioni politiche o appartenenza a un determinato gruppo sociale che il paese d’origine non può o non vuole proteggere.
Lo stato di “rifugiato” è riconosciuto con procedure di asilo ufficiali, previste per determinarne l’appartenenza. Successivamente al suo riconoscimento, il paese ospitante concede la protezione internazionale in sostituzione della protezione del paese d’origine.
Una condizione senza dubbio difficile, per il cui trattamento occorrono capacità e competenze adeguate alle svariate specificità del fenomeno.
Il ruolo della normazione
In tal senso documenti agili e avanzati – quali sono le norme – assumono particolare rilievo anche in questo contesto, ossia quando riferiti ai diritti delle persone con background migratorio.
Basti pensare alla norma UNI 11591:2022 “Attività professionali non regolamentate – Figure professionali operanti nel campo della traduzione e dell’interpretazione – Requisiti di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità” che, definendo requisiti posti a garantire la qualità del lavoro di traduttori e interpreti, ha un’influenza diretta se applicata alle possibilità dei migranti di potersi vedere riconosciuto lo status di rifugiato grazie a servizi di traduzione accurata che permettano una più efficace trasmissione di informazioni – un ostacolo a volte insormontabile quando si parlano lingue diverse – e di conseguenza una valutazione maggiormente equa degli specifici casi.
Dal punto di vista della comunicazione, invece, anche la norma UNI 11483:2021 “Attività professionali non regolamentate – Comunicatore professionale – Requisiti di conoscenza, abilità e autonomia e responsabilità” risulta avere un ruolo potenzialmente molto importante sotto molti aspetti. Nel trattare la condizione specifica dello status di rifugiato, alcune tematiche richiedono infatti una certa competenza che i requisiti presenti nella norma garantiscono. Laddove si migliora la comunicazione, anche il fenomeno migratorio può essere gestito con maggiore efficacia.
In ultimo è doveroso segnalare il CEN Workshop Agreement (CWA) prossimo alla pubblicazione “Mediation Grammar – A testing methodology for measuring the empowerment of users of public services for migrants”. Il documento europeo si propone di fornire, come si evince dal titolo, una sorta di “grammatica della mediazione”, questo attraverso la predisposizione di una metodologia di test per misurare l’empowerment degli utenti che si ritrovano a dover utilizzare i servizi pubblici per i migranti.
Un sondaggio dedicato
La definizione di requisiti e KPI espressi all’interno di un sondaggio (survey), che si trova nell’appendice B del documento, lo rendono uno strumento importante e accurato. Il sondaggio è particolarmente utile anche per raggiungere l’obiettivo di misurare la capacità dei servizi pubblici e delle relative procedure di rendere autonomi gli immigrati dal punto di vista della loro integrazione nella società di accoglienza. In questo modo si potrà dare accesso a pratiche fondamentali come quella della richiesta d’asilo per chi ha diritto al riconoscimento dello status di rifugiato.
Il survey valuta principalmente tre aspetti:
– l’accessibilità linguistica, che si riferisce alla facilità di comprensione del linguaggio utilizzato per descrivere i servizi e alla capacità delle persone responsabili di spiegare concetti difficili all’utente, evitando un gergo troppo tecnico.
– l’adeguatezza delle informazioni, che si riferisce alla qualità e alla quantità di informazioni fornite dal fornitore di servizi per consentire di raggiungere gli obiettivi dell’utente in modo completo ed efficiente.
– l’attuazione dei diritti, che si riferisce alla capacità del fornitore di servizi di consentire all’utente di accedere completamente ai propri diritti, in particolare quando i servizi e le procedure sono “annidati” l’uno nell’altro.
Considerati gli esempi di documenti normativi sopra citati che possono essere applicati più o meno direttamente alle persone con background migratorio, è possibile concludere che il mondo della normazione – come corpo vivo della società – si sta evolvendo sempre più insieme ai cambiamenti sociali in atto.
Un’evoluzione scaturita da un sistema mondo in continuo movimento, che si adatta con spirito di servizio alle nuove esigenze sociali andando via via declinandosi all’interno della quotidianità. In questo particolare caso, le norme aiutano e facilitano l’assistenza e l’integrazione alle persone che fuggono da insostenibili violazioni dei diritti umani, confermando quel ruolo nobile che la normazione riveste all’interno della società.
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