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Notizie | 8 Marzo 2024
L’8 marzo tutto l’anno: un giorno per riflettere, un anno per agire
Intervista a Fondazione Libellula, che dal 2017 lavora per diffondere la prevenzione contro la violenza sulle donne
Dimentichiamoci della classica retorica destinata a questa giornata, tra fiori e frasi fatte: la Giornata internazionale dei diritti delle donne, erroneamente intesa come “Festa della Donna” e spesso ridotta a mere azioni commerciali, deve e dovrà essere il fulcro di un anno di azioni concrete per diffondere la cultura dell’inclusione e della parità di genere.
L’8 marzo rappresenta per noi un momento di riflessione su quello che è stato il contributo di UNI in questa direzione, a partire dalle attività interne alla nostra organizzazione ma anche agli strumenti normativi su cui lavoriamo e che mettiamo a disposizione di imprese e istituzioni.
Una delle nostre iniziative più lodevoli è l’adesione a Fondazione Libellula, che dal 2017 si occupa di prevenzione contro la violenza di genere e promozione di una cultura consapevole per la parità. In questa giornata di riflessione, abbiamo quindi rivolto loro delle domande per comprendere quali sono le iniziative davvero importanti e quali sono i risultati della Survey L.E.I 2024 (Lavoro, Equità, Inclusione) appena pubblicata incentrata sulle discriminazioni vissute dalle donne nei luoghi di lavoro:
- Perché nasce Fondazione Libellula? Quali sono i suoi principi ispiratori?
Fondazione Libellula nasce in seguito a un moto interiore di rivoluzione gentile dopo un episodio che ha molto colpito Debora Moretti, ovvero un colloquio nel carcere di Opera con un uomo colpevole di femminicidio. Le giustificazioni che lui adduceva, colpevolizzando la vittima (victim blaming), il linguaggio minimizzante che usava (il famoso “lapsus”) hanno portata Moretti a interrogarsi su cosa poteva fare per cambiare le cose, e anche a come passava le giornate la vittima. Andava al lavoro? C’era un/a collega che avrebbe potuto aiutarla?
Da qui l’intuizione di occuparsi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere anche attraverso i luoghi di lavoro, con un cambiamento culturale basato sul rispetto, l’inclusione e la responsabilizzazione collettiva.
Oggi, oltre ai progetti con le aziende, la Fondazione ha diversi progetti di cura e continua nella sua attività di sensibilizzazione e monitoraggio del fenomeno.
- L’8 marzo, Giornata internazionale della donna (o, meglio ancora, Giornata internazionale dei diritti delle donne), è una ricorrenza così consolidata nel calendario da rischiare quasi di scivolare in vuota retorica. Perché invece è importante – oggi più che mai – preservarne e anzi rafforzarne il senso?
Perché è un’occasione per ricordarci che molti diritti sono stati una conquista, che alcuni di loro rischiano di tornare a essere rinnegati e che molti altri ancora sono da ottenere, per raggiungere una vera equità.
- Nei giorni scorsi sono stati presentati i risultati della Survey L.E.I. (Lavoro, Equità, Inclusione) 2024 sulle discriminazioni e le violenze di genere nel mondo del lavoro: qual è il quadro generale che questa indagine restituisce?
Il quadro non è ottimista, purtroppo: il 40% delle donne ha ricevuto contatti fisici indesiderati sul posto di lavoro. Per questo l’eBook tratto dalla Survey si chiama “Ti tocca”, e anche perché, ora che lo sappiamo, tocca prenderci una responsabilità.
Perché come singoli individui non possiamo cambiare tutti i dati emersi (penso al 60% vittima di gender pay gap o il soffitto di cristallo riscontrato nel 90% dei casi), ma di sicuro nel nostro piccolo e nel quotidiano possiamo fare qualcosa per quelle 7 donne su 10 che hanno ricevuto complimenti, allusioni e osservazioni sul proprio corpo che le hanno messe a disagio. O per quel 70% del campione che ha dichiarato di aver ascoltato battute sessiste o volgari, rivolte a loro stesse o ad altre donne, sul posto di lavoro.
E quel qualcosa è diventare consapevoli dei nostri stereotipi e pregiudizi, e sulle microaggressioni che inconsciamente esercitiamo, pur con le nostre migliori intenzioni.
Da dove si parte? Dal leggere le esperienze delle donne sulla nostra Survey, per esempio.
O mettendosi in ascolto.
- Affinché si affermi un reale cambiamento nella società, oltre alle dichiarazioni di principio ci vogliono azioni concrete. Dal punto di osservazione di Fondazione Libellula, quali esempi positivi possiamo portare che vadano in questa direzione?
Ci vogliono norme antimolestie e policy che innanzitutto spieghino bene cos’è una molestia, cosa fare in caso di (compreso il caso in cui sei testimone), a chi rivolgersi, cosa fare…
Poi sportelli di ascolto e servizi come la Consigliera di Fiducia che sono esterni all’azienda e garantiscono il totale anonimato e l’imparzialità.
E poi formazione per decostruire gli stereotipi, sviluppare l’empowerment, creare un ambiente di lavoro sano e sicuro.
Anche dei servizi di supporto alla genitorialità condivisa sono auspicabili, e dico che saranno il tema caldo di quest’anno.
Per tutti questi motivi UNI aderisce con convinzione a Fondazione Libellula e si onora di far parte di quel network, ci auguriamo sempre più nutrito, di aziende ‘coraggiose’ che si impegnano per diffondere una reale cultura dell’inclusione e della parità di genere.
Perché l’impegno di UNI parte dal suo interno. Oltre ad abbracciare questo significativo valore può essere d’esempio alle altre imprese: la nostra strategia Diversity & Inclusion ci consente di porre il focus sugli aspetti più importanti della parità di genere, come i benefit per le mamme e per i neo genitori, al fine di favorire un maggior equilibrio della vita-lavoro, la tendenza all’uso del linguaggio neutro nei documenti ufficiali e la formazione costante del personale sulla cultura dell’inclusione.
Ma il nostro lavoro non si ferma qui: la normazione svolge da sempre un ruolo essenziale nella promozione della qualità nelle aziende e nelle istituzioni, e così vale per la parità di genere. Ricordiamo la pubblicazione del sistema di gestione per la parità di genere UNI/PdR 125:2022, che continua a riscuotere sempre più adesioni in Italia, segno positivo di una maggiore consapevolezza da parte delle imprese di voler agire attivamente sulle proprie governace.
Affinché il cambiamento sia reale, servono sempre meno parole e ancor più azioni tangibili con effetti reali, per tutte e tutti.
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