Notizie | 1 Dicembre 2021

Individuazione dei metalli pesanti nei cosmetici: ecco la UNI EN ISO 21392

Parola agli esperti su rilevanti norme di settore che hanno contribuito a sviluppare. Oggi parliamo di cosmetici: la UNI EN ISO 21392…

La UNI EN ISO 21392:2021 rappresenta un punto di svolta nell’ambito delle analisi di laboratorio sui cosmetici, perché descrive in maniera univoca e dettagliata le condizioni per testare i metalli pesanti.

parliamo di cosmetici 1000

autori m orlandiIl 21 ottobre scorso è entrata in vigore la norma UNI EN ISO 21392:2021 “Cosmetici – Metodi analitici – Misurazione di metalli pesanti in tracce nei prodotti finiti cosmetici utilizzando la tecnica ICP/MS” che, nata in ambito internazionale, era stata adottata a settembre in ambito europeo (“Cosmetics – Analytical methods – Measurement of traces of heavy metals in cosmetic finished products using ICP/MS technique”).
Come si evince dal titolo stesso, il documento descrive le modalità per la quantificazione delle tracce dei più comuni metalli pesanti (in particolare cromo, cobalto, arsenico, nichel, cadmio, antimonio e piombo) presenti nei prodotti cosmetici finiti.

La norma rappresenta un importante punto di svolta sull’argomento, poiché è il primo documento ufficiale in ambito ISO nel quale si descrivono in maniera univoca e dettagliata le condizioni per testare i metalli pesanti nei prodotti cosmetici. Prima d’ora, infatti, l’unica documento esistente in merito era il rapporto tecnico ISO/TR 17276:2014 (“Analytical approach for screening and quantification methods for heavy metals in cosmetics”), interessante excursus di carattere generale riguardo i molteplici approcci analitici idonei alla determinazione, ma privo di dettagli operativi accurati e dei dati di prestazione dei metodi.

La UNI EN ISO 21392:2021 non sostituisce in realtà la citata ISO/TR 17276:2014, bensì ne integra i contenuti relativamente alla tecnica analitica ICP/MS. Nello stesso tempo, la nuova norma può essere definita “autoportante”, poiché i contenuti sono completi e non è richiesta la consultazione di altre norme per la sua corretta applicazione.

frase unieniso21392Oltre che per i metalli sopra indicati, per i quali sono indicati i range di validazione, la norma può essere applicata anche ad altri elementi, previa tuttavia verifica della sua idoneità da parte del laboratorio.
I principali punti di forza del metodo descritto sono due:

  1. è consentita la determinazione contemporanea e selettiva di tutti i metalli analizzabili;
  2. la tecnica di rilevazione in spettrometria di massa è particolarmente sensibile (è la migliore disponibile sul mercato): in questo modo tracce di metalli fino a 20 µg/kg (º 0.02 ppm) possono essere determinate nei prodotti finiti, con strumenti in configurazione standard. Esiste quindi un ulteriore margine di miglioramento.

Il metodo prevede la mineralizzazione acida di un’aliquota di campione, con miscela ossidante composta da acido nitrico / acido cloridrico / perossido di idrogeno concentrati, in pressione e a circa 200 °C, tramite l’ausilio di forno a microonde, seguita da diluizione e determinazione analitica con plasma accoppiato a rilevatore di massa (ICP-MS). La taratura avviene tramite standard interno (rodio e lutezio).
Nelle condizioni di digestioni descritte, potrebbe capitare che alcuni ingredienti inorganici, quali per esempio gli ossidi di titanio e silicio e più in generale i silicati (talco, mica), non siano completamente mineralizzati, impedendo la completa dissoluzione dei metalli contenuti nel loro reticolo cristallino interno. Questo aspetto, tuttavia, non rappresenta una criticità: infatti tali metalli, non potendo essere rilasciati, non innalzano in alcun modo il livello di esposizione nei confronti del consumatore.

Nel corso della discussione all’interno del gruppo di lavoro, era emersa anche la possibilità di includere nella miscela ossidante l’acido fluoridrico, così da facilitare la completa dissoluzione delle matrici inorganiche. L’argomento non ha avuto seguito a causa del divieto di utilizzo in laboratorio di questo reagente in alcuni Stati.

L’intervallo di concentrazione complessivo all’interno del quale il metodo è stato validato dai laboratori partecipanti al gruppo di lavoro è compreso tra 0.1 e 50 mg/kg. Questo fa sì che qualsiasi prodotto cosmetico, anche quelli contenenti alti livelli di coloranti inorganici, possano essere testati. Le percentuali di recovery si attestano in un range ± 40 % rispetto al valore atteso, mentre la riproducibilità relativa è compresa tra 3.5% e 15%, in funzione del metallo e della matrice testata.
Questi valori potrebbero a prima vista sembrare elevati, tuttavia devono essere interpretati tenendo in considerazione le concentrazioni medie dei metalli a cui si riferiscono: i valori del rapporto di Horwitz non superano infatti 1.2.
Si sottolinea inoltre che i prodotti cosmetici hanno delle disomogeneità di distribuzione dei metalli pesanti contenuti, fattore che porta ad un peggioramento intrinseco della riproducibilità del metodo, non dovuto alle condizioni di operatività.

Alla luce di quanto esposto, la nuova norma sarà in grado di fornire un supporto significativo ai laboratori di analisi che, a loro volta, potranno comunicare ai valutatori della sicurezza dei prodotti cosmetici i contenuti dei metalli pesanti ottenuti secondo un metodo globalmente riconosciuto. 

Maximilian Orlandi
Responsabile Laboratorio Analisi Chimiche di Complife Italia srl
Osservatore Nazionale UNI/CT 044/GL 01 “Cosmetici” e membro ISO/TC 217/WG 3 “Cosmetics – Analytical Methods”