Notizie | 2 Settembre 2024

Giochi Paralimpici: vincono inclusione e accessibilità

Lo sport contribuisce a superare gli stereotipi e a sensibilizzarci sul tema della “diversity”. Ma la vera sfida si gioca nella vita quotidiana. E gli standard sono validi alleati.

Un vecchio e noto adagio attribuito al barone Pierre de Coubertin (in verità erroneamente, perché la frase è di un vescovo anglicano della Pennsylvania…) recita: “L’importante non è vincere, ma partecipare“.
Quale che sia l’interpretazione che se ne vuole dare, questo celebre detto ha il merito di ricordarci, al di là di ogni retorica, che a volte partecipare è già una vittoria. E questo vale tanto più in occasione dei Giochi Paralimpici, in corso in questi giorni a Parigi.

Nati ufficialmente nel 1960 a Roma con la presenza di 400 atleti e atlete in rappresentanza di 23 Paesi, oggi le Paralimpiadi coinvolgono circa 4.400 campioni e campionesse da tutto il mondo (11 volte tanto) e suscitano un interesse sempre maggiore da parte del pubblico, offrendo un’opportunità unica per concentrare l’attenzione su temi di enorme rilevanza sociale quali inclusione e disabilità.

Limiti, ostacoli, impedimenti sono costruzioni umane che, come tali, possono e devono essere rimosse. In questo senso lo stesso concetto di disabilità perde significato, essendo più corretto parlare di “abilità diverse”.
Lo sport, con la sua forza rappresentativa, ci aiuta indubbiamente a prenderne coscienza, ma ciò che le competizioni sportive ci ricordano con tanto vigore è che accessibilità e inclusione sono valori universali che devono far parte della nostra vita tutti i giorni.
E la normazione tecnica offre importanti strumenti per tradurre questi valori in realtà concrete.

Qualche anno fa, in occasione della Paralimpiadi di Tokyo (inizialmente previste nel 2020 ma poi posticipate al 2021 a causa dell’epidemia di Covid), sulla nostra rivista avevamo raccolto una breve testimonianza di Bebe Vio, la campionessa paralimpica di fioretto.
Sul tema dell’accessibilità degli ambienti sportivi e non sportivi aveva risposto: “Gli ambienti sportivi fino a una decina di anni fa non erano molto accessibili, ma negli ultimi anni la situazione è molto migliorata, probabilmente grazie al grande sviluppo che ha avuto lo sport paralimpico. Negli altri ambienti, invece, la situazione non è ancora ottimale e per una persona in carrozzina è ancora abbastanza difficile potersi muovere, soprattutto in certe città “antiche” dove la logistica è molto complicata, come ad esempio Roma” (U&C 6 Giugno 2020).
Una considerazione, quest’ultima, che ci richiama da un lato alla necessità di allargare certe “conquiste” raggiunte nell’ambito delle pratiche sportive anche alla vita quotidiana, dall’altro al ruolo di oggettivo stimolo che una grande manifestazione come i Giochi Paralimpici può avere per accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica sull’importanza di certi temi come, appunto, quello dell’accessibilità.

La materia è di estrema rilevanza perché implica l’esercizio di diritti inalienabili e la piena partecipazione alla vita sociale da parte di tutte le persone. Non a caso la strategia europea sulla disabilità 2010-2020, seguita poi dalla strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, in accordo con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UN CRPD), da tempo ha deciso di mettere in campo strumenti sia legislativi che normativi tecnici per migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità.

L’approccio è quello del Design for All, ossia una progettazione al servizio dell’accessibilità che nasce per valorizzare le specificità di ogni individuo, con l’obiettivo di incrementare l’inclusione e l’uguaglianza.
Uno dei più significativi contributi del mondo della normazione in questo senso è dato dallo standard UNI EN 17161 (“Progettazione per tutti – Requisiti di accessibilità per prodotti, beni e servizi progettati secondo l’approccio ‘Design for All’ – Ampliamento della gamma di utenti”), pubblicato nel 2019 (ma il cui avvio dei lavori risale al 2013). In questa norma troviamo un’interessante definizione di accessibilità, intesa come “misura in cui prodotti, sistemi, servizi, ambienti e strutture possono essere utilizzati da una popolazione di persone con la più ampia gamma di esigenze, caratteristiche e capacità, per raggiungere specifici obiettivi in specifici contesti di utilizzo“, sia diretto che supportato da tecnologie assistive.

Da qui un altro filone più specificamente dedicato all’ambito dell’edilizia è quello della progettazione, approvvigionamento e gestione dell’accesso all’ambiente costruito. Su Mandato CE M/420 Accessibility in built environment (avviato nel 2008), è stata sviluppata la norma europea UNI EN 17210 (“Accessibilità e usabilità dell’ambiente costruito – Requisiti funzionali”), pubblicata nel 2021. Essa fornisce i requisiti prestazionali (non dimensionali), da utilizzare come specifiche tecniche o criteri per l’aggiudicazione di appalti pubblici (ma non solo) di spazi, edifici, strutture e trasporti.

La norma è corredata di due rapporti tecnici, uno dei quali definisce alcuni requisiti dimensionali minimi di progettazione, che fanno da supporto allo standard citato: UNI CEI CEN/TR 17621 (“Accessibilità e usabilità dell’ambiente costruito – Criteri e specifiche tecniche prestazionali”) e UNI CEI CEN/TR 17622 (“Accessibilità e usabilità dell’ambiente costruito – Valutazione di conformità”), entrambi pubblicati nel 2021 e disponibili dal 2022 anche in traduzione italiana.

L’interesse sul tema” – spiegano Isabella Tiziana Steffan e Ilaria Oberti, rispettivamente Coordinatrice e Membro del GL 32 “Accessibilità e fruibilità dell’ambiente costruito” che ha curato la pubblicazione delle norme sopra citate – “è testimoniato anche dalla richiesta espressa dal Mandato M/587 del 14 settembre 2022 da parte della Commissione Europea di aggiornare, ma soprattutto di armonizzare, le norme UNI EN 17161 e UNI EN 17210. L’armonizzazione della normativa tecnica permette una maggior efficacia nell’utilizzo e nell’applicazione di quanto richiesto. Le calls for experts per attivare i lavori sono state lanciate nei mesi scorsi e alcuni esperti sono già stati selezionati e già operativi, tenuto conto che la scadenza per l’adozione di tali norme armonizzate è fissata tra un anno, al 15 settembre 2025.

Le norme sopra citate sono standard europei, che nascono e si sviluppano a partire da precisi mandati UE e che testimoniano una sempre viva attenzione da parte delle istituzioni per il tema dell’accessibilità, confermato dall’Europen Accessibility Act, la Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio pubblicata nel 2019 che, al Capo VI, fa riferimento alle “Norme armonizzate e specifiche tecniche dei prodotti e dei servizi”.
Ma anche in ambito internazionale i riferimenti non mancano. E’ il caso ad esempio della norma UNI ISO 21542 (“Edilizia – Accessibilità e usabilità dell’ambiente costruito”), pubblicata nel 2021, che specifica una serie di requisiti e raccomandazioni relativi alla progettazione e alla costruzione degli edifici.

Insomma, le norme si confermano uno strumento di grande utilità – ancor più quando in sinergia con la legislazione – per promuovere l’inclusione e supportare i necessari cambiamenti culturali e sociali che sono alla base di quel “mondo fatto bene” a cui tutti aspiriamo e che non può che fondarsi sull’uguaglianza e le pari opportunità per tutte le persone.

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