Può una canna di bambù avere un ruolo nella lotta all’inquinamento atmosferico? La risposta è affermativa, se è vero che questa pianta, oltre al suo fascino esotico e alla sua struttura così particolare e resistente, potrebbe avere una possibile funzione nell’assorbimento della CO2 presente in atmosfera. 

Seppur al momento non siano presenti metodologie ufficiali approvate per la misurazione del carbonio biogenico stoccato nelle piante di bambù gigante, la nuova UNI/PdR 156:2024 “Linee guida per la realizzazione di bambuseti di bambù gigante (Phyllostachys edulis o pubescens) per l’assorbimento della CO2” pone le basi per una prima definizione di una tecnica che colmi questo vuoto, facendo anche riferimento alle buone pratiche ad oggi esistenti. 

Il documento definisce dunque la quantità di tonnellate di CO2 stoccate per ciascun progetto sulla base della superficie del bambuseto e della durata del progetto stimata ex ante e/o ex post, tramite un particolare algoritmo di calcolo. Tale algoritmo è stato appositamente sviluppato dal Politecnico di Milano, basandosi su un modello previsionale che utilizza per lo più dati sperimentali raccolti tramite campagne di rilievo in campo effettuate su diverse piantagioni del nord-est italiano. 

Nel documento, sviluppato con gli esperti del Consorzio Bambù Italia, si descrive anche l’utilizzo della Blockchain quale tecnologia idonea all’emissione di Token NFT, a garanzia di tracciabilità e trasparenza di ogni progetto. 

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